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Nemesi
C'erano tutti nel coro della chiesa
a dirsi tantum ergo
prima della sera
i miei amici senza nome
impauriti dentro cameroni
senza luce e senza voce.
La nostra identità sbucava all'improvviso
come un fiore non previsto
nel cortile della scuola
e s'accendevano gli occhi stupiti
per tante recinzioni programmate.
Ricordo una foto che s'è persa
tra i miei libri di liceo
a sedici anni.
C'era lei.
La donna aveva sempre una mela in bocca
e l'albero della conoscenza
come limite da non varcare.
Ma un giorno ruppi tutti i vetri della chiesa
e gridai forte il nome delle cose
m'inventai un cielo e m'inventai la terra
in corsa funambolo senza età.
Ora c'è il sole nel mio giardino
e fiori nati per caso.
Senza vecchie liturgie senza gesti
quando è notte e mio figlio dorme
adoro Dio
nemesi del tempo e della storia.